lunedì 25 febbraio 2008

LA FIN DES TERRES

Di: Philippe Genty
Musiche: Serge Houppin e Henry Torgue
Costumi: Charline Beauce
Regia: messa in scena Philippe Genty e Mary Underwood
Produzione: Ater – Associazione Teatrale Emilia Romagna
Interpreti: Amanda Barter, Marjorie Currenti, Sébastien Lenthéric, Pierrik Malebranche, Rolan Loor, nancy Rusek, Simon T.Ranntecnici/manipolatori: Pascal Laajili, Rodolphe Serres, Emmanuel Rieussec, Grace Rondier, Jean Luc Passaralli


Con la sua Compagnia, fondata negli anni Settanta, Philippe Genty ha collezionato i riconoscimenti più ambiti (tra cui il Premio della Critica al Festival di Edimburgo), successi in tutte le nazioni (le sue tournée hanno toccato oltre l’Europa, gli Stati Uniti, l’India, il Giappone, l’Australia, il Sudamerica), un numero consistente di produzioni in cui rinnova continuamente la sua gioia di sperimentare e creare (ricordiamo almeno l’evento per l’Expo Universale di Lisbona Oceans et Utopies, allestito in uno stadio da 10.000 posti, con un cast di 200 artisti e visto da 3.300.000 spettatori). Nell’attuale tour italiano Genty presenta La Fin des Terres, che racconta l’incontro fra un uomo e una donna e la risonanza che tale evento ha nel mondo “dei sogni” e che genera una serie di personaggi reali e metaforici, rivelatori di emozioni segrete e nascoste. Il leitmotiv del teatro di Genty è infatti l’esplorazione dell’universo interiore dell’essere umano e dei suoi conflitti, un tuffo nell’incosciente, in cui artisti e pubblico affrontano paure, vergogne, ossessioni, desideri, abissi dell’anima. Di questa ricerca sono frutto le meravigliose immagini che, senza progressione narrativa o causale, ma solo per associazione, si definiscono e poi si dissolvono sulla scena: danzatori armoniosi e fluttuanti, momenti onirici, commoventi, ironici, scoppi di colore e controluce magrittiani. Un teatro d’invenzione e magia visuale, impossibile da circoscrivere in una precisa definizione: intreccia infatti danza, teatro, marionette e circo, con esiti di altissima poesia. Una koinée che a parole può sembrare complessa ma che si rivela di grande immediatezza comunicativa e riesce – come dice Genty – «a trascendere l’uomo dalla sua miserabile condizione, per elevarlo fino a sognare l’infinito».

1 commento:

Marilù ha detto...

Amore nel senso più alto del termine, ma anche ironia, sessualità e perversioni tutto in un'atmosfera trasognata. Più che ballerini, sul palco, ILLUSIONISTI!